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La mia esperienza
Ho deciso di fare questo capitolo per raccontare la mia esperienza per far capire ai ragazzi com’è veramente il corso da fuciliere al di la delle frasi da volantino che si possono trovare in giro. Era appena passato il weekend del giuramento quando dovetti ripartire per il Maricentro di La Spezia dove ci avrebbero dato le destinazioni, io gia sapevo di dover passare un mese a brindisi a causa della categoria che mi era stata assegnata. Dopo aver svolto tutte le pratiche di scasermaggio nel pomeriggio, alla sera ci trovammo a partire per brindisi, avevamo parlato con due SDI del Maricentro i quali ci avevano illustrato a grandi linee come sarebbe stato il corso, il viaggio sarebbe stato lungo: La Spezia – Parma – Brindisi, 14 ore interminabili dopo le quali ci aspettava l’ignoto. Dopo un saluto commovente ai compagni di camerata con cui avevo passato un mese stupendo al Maricentro il pullman ci portò alla stazione dove avremmo preso il treno (con un ora e passa di ritardo). La mattina dopo, dopo 14 ore circa di viaggio dove non abbiamo dormito nulla, siamo arrivati alla stazione di brindisi centrale dove un pullman ci aspettava. Il suddetto pullman aveva sulla fiancata la scritta “San Marco Forze da Sbarco Marina Militare”, eravamo intimoriti da questo perché nessuno ci aveva detto che saremmo andati a fare il corso presso il famoso battaglione San Marco! Insieme a noi sul pullman salirono anche gli allievi della scuola sottoufficiali che sarebbero diventati FCM/ANF. La prima tappa fu l’arsenale di brindisi, li c’era il vestiario del battaglione dove ci diedero una mimetica e tutto l’occorrente previsto per svolgere il servizio e l’addestramento, schierati fuori poi incontrammo i nostri futuri colleghi di corso: i ragazzi del maricentro di Taranto che avevano subito la nostra stessa sorte ovvero assegnati a diventare SDI. Loro erano arrivati il pomeriggio prima e la visione che ci diedero fu assai sconcertante: camere orrende, riscaldamenti rotti, palazzina orrenda e via di seguito, cose che uscendo dal Maricentro sembrarono tragiche. Arrivammo finalmente alla mitica caserma Carlotto ed effettivamente la situazione era proprio come ce l’avevano descritta: camera in decadenza totale, melma per terra, bagni inutilizzabili per il quantitativo di sostanze organiche presenti dappertutto, armadietti rotti e neanche ce n’erano per tutti. La reazione fu per tutti la stessa: sbigottimento, sconforto e per molti anche qualche lacrima (me compreso). Capitai in camera con i miei amici di La Spezia, eravamo 14 contro i 96 di taranto, non li conobbi al Maricentro ma strinsi subito amicizia; decidemmo di rimboccarci le maniche e ci organizzammo: Luca e Giorgio uscirono per andare a brindisi a comprare dei prodotti per pulire (brindisi era a 5 km dalla caserma, essa era in mezzo alla campagna), mettemmo 5 € per uno. Tornarono a breve con i prodotti ed il resto di 15 €, ingaggiammo Ramon per andare allo spaccio e comprò bomboloni e succhi di frutta per tutta la camerata; iniziarono le pulizie e tra una battuta e l’altra l’atmosfera si era gia sciolta e la malinconia e la tristezza dei primi momenti era in parte svanita. Il giorno dopo ero di guardia (quando parlo di guardia durante questo periodo chiaramente non è guardia armata ma scolte semplici), non ebbi modo di seguire la prima lezione dove diedero il benvenuto al corso. Ero seconda comandata (dalle 23 alle 3 di notte), durante il giorno tutte le guardie stavano al tavolo della guardia per rendersi disponibili in caso di bisogno, e li conobbi gli altri ragazzi di Taranto; ci raccontammo un po’ i vari car e come si differenziavano tra i due Maricentri e perciò la prima giornata passò abbastanza tranquillamente. Piano piano durante i giorni si presentarono tutti i vari sottoufficiali che ci avrebbero seguito nel corso. Le giornate passavano abbastanza tranquille e ormai ci eravamo abituati alla vita militare: per andare in mensa si stava schierati fronte a 5 e chiamavano due file alla volta, ci avevano dato le posate personali da portare alla cintura e dovevamo utilizzare quelle fino alla fine del corso, alle 6.45 si doveva stare davanti alla mensa per la colazione ed il cessa lavori era alle ore 16, gia dalle 16.30 c’era la prima franchigia (uscita libera). Ogni tanto durante il corso andavamo a brindisi per farci una passeggiata, comprare qualcosa o mangiare fuori, in uno di questi giorni incontrai anche un mio compagno di Maricentro che era stato imbarcato a brindisi presso una nave porta fari proveniente da Ancona. Durante le giornate ci portavano in aula a fare lezione sull’istruzione militare, teoria delle armi ecc…, la prima uscita che facemmo fu il campo a Manduria. Manduria è una località in provincia di Taranto, appena arrivammo li montammo subito la tenda per mangiare e la tenda-armeria; ci avevano gia divisi dal primo giorno in due squadre, una che andava in ordine alfabetico dalla A alla I esclusa e l’altra dalla I alla Z; la prima squadra, in cui ero io, per prima cosa fece esercitazione al lancio della BAM (bomba a mano) e l’altra squadra fece preparazione alle armi (MAB e FAL). A pranzo mangiammo la razione k, praticamente è un sacchetto sotto vuoto in cui ci sono tre scatole di cartone, ogni scatola è un pasto (colazione, pranzo, cena), le uniche cose mangiabili erano il tonno e la cioccolata, ottima! Dopo pranzo facemmo la preparazione al poligono, ovvero ci spiegarono tutte le operazioni da compiere una volta arrivati al poligono vero e ci esercitammo con armi scariche. Tornammo verso le 18.30 in caserma. Le altre due uscite furono i due poligoni. Il primo era valutativo il secondo no, vennero fatti presso una caserma di supporto logistico dell’esercito in provincia di Lecce, anche li mangiammo razione k per pranzo. In teoria avremmo dovuto fare il lancio della BAM ma per motivi climatici non avvenne. La penultima settimana facemmo esercitazione alla guardia, praticamente eravamo disposti in cinque per un campo ed arrivava un sottocapo con il cambio guardia e noi dovevamo fare la procedura di cambio guardia, poi come seconda esercitazione il sottocapo avanzava senza rispondere all’alt e dovevamo attuare la procedura di allarme. L’ultima settimana fu una pacchia, stavamo in aula a parlare e scherzare con i sottufficiali passando la giornata così. Ad essere sincero quando ricordo questo periodo un po’ mi manca la camerata, le giornate passate così, l’atmosfera che si era creata li, il mitico calendario appeso al muro su cui sbarravamo i giorni che mancavano alla fine del corso; però la vita va così, i periodi anche quelli belli finiscono e ne iniziano altri, o belli o brutti che siano sono sempre capitoli della vita.